I disertori: il valore simbolico di una scelta
Il fenomeno della diserzione tra i soldati delle forze armate tedesche apparve tardi durante la seconda guerra mondiale ed ebbe dimensioni ridotte. Al contempo, questo aspetto marginale ha un grande valore simbolico per la memoria della lotta di Resistenza contro la guerra e le occupazioni messe in atto in Europa da parte della Germania nazista.
In Italia i soldati tedeschi disertarono soprattutto nell’estate del 1944 e nella primavera del 1945, arrendendosi alle truppe alleate. Altri cercarono di raggiungere le proprie case. Un numero imprecisabile, ma verosimilmente non esiguo, si unì alle formazioni partigiane. Anche nell’ambito della storia delle stragi il contributo portato dai disertori alla conoscenza di quei crimini e dei loro perpetratori fu spesso decisivo. Nei processi per crimini di guerra del dopoguerra le loro testimonianze hanno avuto un ruolo molto importante per la determinazione delle responsabilità penali dei Täter.
A lungo considerati nella società tedesca come traditori, il loro contributo fu spesso misconosciuto anche da parte dei partigiani. Solo negli ultimi anni, dopo una lunga lotta per il riconoscimento dei propri diritti, i disertori della Wehrmacht sono stati riabilitati.
Disertori della Wehrmacht in Italia
La diserzione dei soldati delle forze armate della Germania nazista è un tema complesso e sfaccettato, con molte sfumature. In larga parte essa fu favorita dalla crisi che colpì la Wehrmacht alla vigilia del crollo finale, in procinto di disintegrarsi. Fino all’estate del 1944 si trattò di un fenomeno limitato, numericamente trascurabile e caratterizzato da motivazioni in gran parte individuali: opposizione al regime nazista e alla guerra in generale, insofferenza alla disciplina militare o, nel caso dei coscritti di ceppo etnico non tedesco – come polacchi, sloveni e alsaziani – avversione nazionale contro il predominio della Germania. Sul fronte italiano la diserzione ebbe maggiore consistenza soprattutto in due fasi: l’estate del 1944 e la primavera del 1945.
Nell’estate 1944 le diserzioni furono sensibili soprattutto nell’Italia centrale, durante la ritirata verso la "Linea Gotica", quando migliaia di soldati incalzati dall’avversario si consegnarono volontariamente alle truppe alleate. La successiva pausa invernale sull’Appennino fu per molti soldati un'occasione di riflessione sulla propria posizione rispetto alla guerra e di ridefinizione delle proprie lealtà nei confronti della Germania nazista. In questa fase di accresciuta consapevolezza del crollo imminente, si allentarono l’istinto di conservazione e il senso di responsabilità nei confronti delle proprie famiglie che fino ad allora aveva trattenuto molti soldati dall’abbandonare la Wehrmacht. La pausa diede il tempo di preparare la fuga a chi non intendeva affrontare l’ultima battaglia nella pianura padana e da chi non voleva sprecare tempo prezioso della propria vita in un campo di prigionia, sperando da disertore di poter riprendere il prima possibile la vita civile. Si trattava, è ben chiaro, di una sparuta minoranza. La grande massa dei soldati rimase inerte davanti alla catastrofe.
Arrendersi agli Alleati o passare ai partigiani
La maggior parte dei disertori si arrese alle truppe alleate. Al loro confronto il numero dei soldati della Wehrmacht che passarono con i partigiani fu molto ridotto. Il motivo di questa scelta era che in linea di principio la maggior parte di loro intendeva sottrarsi alla guerra e questo scopo era più facile da raggiungere consegnandosi come prigionieri alle truppe alleate.
Il passaggio con le formazioni partigiane comportava rischi maggiori, poiché i partigiani agivano nelle retrovie ed erano spesso sottoposti a rastrellamenti e a gravi privazioni. Inoltre, i partigiani erano generalmente sospettosi dei nuovi arrivati e accettavano di buon grado solo gli austriaci e i disertori non originari della Germania. A seconda del periodo e della situazione, molte formazioni partigiane passarono per le armi senza alcuna esitazione i soldati tedeschi che si presentavano. Per motivi di affinità ideologica e per la grande ammirazione nei confronti dell’Unione Sovietica, le formazioni comuniste accettavano senza riserve, invece, i disertori di origine slava o sovietica.
Le testimonianze tedesche
Le citazioni provengono da lettere scritte dai soldati della Wehrmacht sul fronte italiano e sono indicative di quali fossero gli stati d'animo dei soldati, le loro preoccupazioni, i loro sentimenti. Tutte le citazioni sono tratte da relazioni della censura postale delle armate tedesche in Italia conservate presso il Bundesarchiv-Militärarchiv di Friburgo.
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Piani di fuga
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Percezione dei rischi
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Unirsi ai partigiani
Fonti
Il carattere marginale del fenomeno della diserzione in Italia si riflette nella scarsità di fonti. Dati numerici parziali si possono reperire tra i fondi degli uffici IIa/IIb (personale) dei comandi di armata e di corpo di armata; cifre sulle denunce e i procedimenti condotti tra i materiali dell’ufficio III (giustizia militare) e in quelli della sezione Ic (situazione avversaria, sicurezza, controspionaggio, censura). Sono degne di nota le relazioni degli uffici censura postale, nelle quali si possono reperire numerosi brani di lettere di soldati al fronte (RH 20-10/187, RH 20-10/189, RH 20-10/191, RH 20-10/199). Se ne conservano alcune relative all’inverno 1943/44, estate e autunno 1944. Da segnalare anche le relazioni dei commissariati di Geheime Feldpolizei, la polizia segreta da campo assegnata a ogni armata (RH 20-10/195, RH 20-10/197, RH 20-10/199).
Tra i materiali di maggiore importanza sono i fascicoli processuali del fondo PERS 15 (Bundesarchiv-Militärarchiv). Questi fascicoli contengono documenti che vanno dalla denuncia o l’arresto dei disertori fino al processo, alla condanna e alla relativa esecuzione e costituiscono una fonte di primordine per la storia sociale della Wehrmacht.
Ricerche biografiche su singole persone vanno condotte presso l’Abteilung Personenbezogene Auskünfte zum Ersten und Zweiten Weltkrieg denominato anche Abteilung PA presso il Bundesarchiv a Berlino nella quale il I° gennaio 2019 confluì la vecchia Deutsche Dienststelle (WASt). La quantità di informazioni e dati disponibili su singole persone può variare molto da caso a caso. Pur non essendo possibile trovare tracce di ogni soldato, questi materiali rappresentano la più ampia documentazione sul personale delle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale.
Materiale sui disertori si trova anche fuori dalla Germania. Dati quantificativi e verbali di interrogatori sono disponibili negli archivi dei paesi alleati e neutrali, come il Bundesarchiv svizzero, i National Archives in USA e Gran Bretagna. Notevole documentazione può essere reperita talvolta anche negli archivi italiani, in particolare presso gli istituti per la storia della Resistenza e della società contemporanea che hanno sede in numerose località italiane.
Il materiale iconografico tedesco legato a questo tema è molto raro, mentre sono numerose le fotografie di prigionieri tedeschi scattate dai corrispondenti di guerra anglo-americani. Le poche immagini di disertori ritratti tra le file delle formazioni partigiane sono conservate nei fondi fotografici di quest'ultime o da privati, dalle famiglie dei disertori e non sempre di facile accesso.
Bibliografia essenziale
Mirco Carrattieri, Iara Meloni (a cura di), Partigiani della Wehrmacht: disertori tedeschi nella Resistenza italiana, Le piccole pagine, Calendasco, 2021.
Francesco Corniani, Deutsche Partisanen nella Resistenza italiana, in Federico Trocini (a cura di), Tedeschi contro Hitler? La società tedesca tra nazionalsocialismo e Widerstand, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2021.