Rimozione e contestazione

Al tramonto dell’era Adenauer inizia a prendere forma e coscienza politica quella generazione che dieci anni più tardi sarà protagonista degli aspri conflitti tra opposizione extraparlamentare di sinistra ed establishment. A differenza degli altri paesi d’Europa (e anche degli Stati Uniti), nella Bundesrepublik il movimento studentesco del Sessantotto sarà influenzato dall'esperienza della seconda guerra mondiale e in particolare dall’atteggiamento della società nei confronti del passato nazionalsocialista e dei suoi crimini. La unbewältigte Vergangenheit, il «passato irrisolto», rimosso e taciuto, e lo scandalo della continuità praticamente ininterrotta tra le élites del cosiddetto terzo Reich e della BRD fu il principale punto di partenza della crisi di legittimazione del sistema politico e delle istituzioni della Germania di Adenauer.

Studenti dell'Università di Monaco partecipano alle proteste contro le leggi d'emergenza (Notstand), 15 maggio 1968 © Bundesarchiv

I «figli della rimozione»

Eugen Kogon, Der SS-Staat, Karl Alber Editore, Monaco 1946. Copertina della prima edizione.

La nuova generazione di soggetti politici che emerge dal lungo letargo adenaueriano sono i Kinder der Verdrängung, i «figli della rimozione» delle colpe del nazismo. Sono loro i primi a confrontarsi con il ritorno della memoria dei crimini. Alcuni avevano letto a scuola il Diario di Anne Frank (tradotto in tedesco nel 1950), altri, di qualche anno più anziani, avevano forse già visto nel 1955 il documentario di Alain Resnais Nuit et brouillard («Notte e nebbia»), letto la poesia Todesfuge di Paul Celan (pubblicata prima nel 1948, ma divenuta famosa nel 1952) o il fondamentale Der SS-Staat (uscito nel 1946) del sociologo tedesco Eugen Kogon, detenuto per sei anni a Buchenwald.

La mostra studentesca sulla «giustizia nazista impunita»

Nel febbraio 1960 alcuni membri della Sozialistischen Deutschen Studentenbund (SDS), ovvero l’Unione studentesca legata alla SPD, organizzarono la mostra itinerante Ungesühnte Nazijustiz - Dokumente zur NS-Justiz «giustizia nazista impunita». Costruita con documenti sui procedimenti penali e le condanne, la mostra metteva in luce sia i crimini giudiziari commessi durante il periodo nazista nel Reich e nei territori occupati, sia la continuità di carriera di quegli stessi giudici e pubblici ministeri nel dopoguerra. 
Il grande successo dell’esposizione accompagnato da una contestazione di uguale misura portò alla presentazione di accuse per l’incriminazione di più di quaranta giuristi ancora attivi.

L’impatto dei processi ai NS-Täter

L’impatto maggiore sull’opinione pubblica e le generazioni più giovani lo ebbe probabilmente la stagione giudiziaria che si aprì con il processo tenuto a Ulm nel 1958 contro alcuni ex membri degli Einsatzgruppen, poi seguito dal processo nei confronti di Adolf Eichmann a Gerusalemme nel 1961, ripreso e diffuso dalle televisioni di tutto il mondo, e da quello contro alcuni ex funzionari nazisti di Auschwitz celebrato a Francoforte sul Meno tra la fine del 1963 e l’agosto 1965. Il 27 luglio 1964 Karl Jaspers scrisse a Hannah Arendt: «Si sente parlare sempre più spesso della volontà di verità [Wahrheitswillen] degli studenti tedeschi. Non vogliono più lasciarsi ingannare». 
È in questi stessi anni che si apre la Verjährungsdebatte (1965), il dibattito parlamentare sulla non-prescrivibilità dei crimini di omicidio del nazismo. La giustizia troverà poi vie per annullare questi impulsi, incanalando la strada dei procedimenti per i crimini del passato regime verso un’amnistia a freddo, e impedendo di fatto la continuazione di migliaia e migliaia di procedimenti avviati in quei primi anni. Ciò non toglie importanza a questo storico dibattito pubblico, che fu una delle prime prove di maturità della ancora relativamente giovane Bundesrepublik.

Seitenanfang