Quali fonti ci parlano dei Täter?
I Täter hanno lasciato numerose tracce documentali della loro esistenza e delle loro azioni, ma queste tracce sono disperse negli archivi di diversi paesi. Le fonti finora più studiate dagli storici sono quelle che fanno riferimento alle azioni concrete, alle stragi e ai crimini di cui i Täter si resero colpevoli.
Esse comprendono materiali diversi, come quelli coevi provenienti dagli uffici dei comandi militari e di polizia delle truppe di occupazione, o la pressoché sterminata documentazione raccolta dalle autorità giudiziarie di diversi paesi nel corso delle indagini e dei processi del dopoguerra.
A questi materiali si aggiungono documenti prodotti dai soldati – non necessariamente Täter – sotto forma di diari e lettere: una fonte importante per comprendere la loro mentalità e percezione, e per ricostruire il contesto storico e generazionale.
Le immagini fotografiche sono abbastanza rare, in quanto, sebbene sia noto che nonostante il divieto di farlo i Täter hanno spesso fotografto le loro azioni, esse sono state conservate di rado. Più diffuse sono invece le immagini riprese dopo le stragi, spesso dai socorritori o dalle tuppe alleate allo scopo di documentazione. In ogni caso, le immagini delle stragi sono molto violente: una fonte importante, ma difficile.
Bibliografia
Carlo Gentile (a cura di), Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45. 4. Guida archivistica alla memoria. Gli archivi tedeschi, Prefazione di Enzo Collotti, Roma, Carocci, 2005, pp. 12-67.
Carlo Gentile, I crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-1945, Torino, Einaudi, 2015, pp. 12-18.
Winfried Schulze (a cura di), Ego-Dokumente. Annäherung an den Menschen in der Geschichte, Berlin, de Gruyter, 1996, pp. 11-30 [definizione a p. 28].