San Pancrazio

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Unità responsabile

Feldgendarmerie-Trupp b 1000; Alarmkompanie Pauke

Comando

Fallschirm-Panzer-Division “Hermann-Göring”

Täter

capitano Heinz Barz

Vittime

58 (Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia)

Forza armata

Wehrmacht

• L'attacco a San Pancrazio

  Il 29 giugno numerosi soldati tedeschi entrarono a San Pancrazio attorno alle sei del mattino. Si trattava, a quanto emerse dalle indagini della fine degli anni Novanta, di uomini della Feldgendarmerie della divisione "Hermann Göring" e della Alarmkompanie "Pauke" reclutata tra i soldati del reparto corazzato "Hermann Göring". Insieme a loro si trovavano anche alcuni uomini che parlavano italiano, tra cui, come fu affermato da testimoni, collaboratori fascisti locali.

• Il concentramento degli uomini e l’incendio delle case

  I soldati circondarono il piccolo centro e lo passarono al setaccio casa per casa. Molti degli abitanti furono sorpresi ancora a letto. Solo pochi riuscirono a fuggire. Gli uomini catturati furono concentrati sul sagrato della chiesa insieme al parroco, don Gianfranco Torello. Per tutta la mattinata rimasero in arresto, controllati a vista dai soldati, mentre le donne e i bambini furono lasciati liberi di muoversi nel paese e di rientrare nelle proprie abitazioni. Alcuni soldati pretesero di mangiare nelle cucine delle loro case.

  Nel primo pomeriggio, secondo le testimonianze intorno all’una o alle due, giunsero da Cornia gruppi di soldati che avevano preso parte a quella strage. Fu osservato anche l’arrivo di una staffetta in motocicletta che porse a un ufficiale un documento scritto, che i sopravvissuti interpretarono come l’ordine di eseguire la strage. A questo punto i soldati andarono di casa in casa e costrinsero le donne e i bambini ad allontanarsi dal paese e iniziarono a incendiare le case. I circa 65 uomini che erano stati trattenuti sul sagrato della chiesa furono condotti, insieme al parroco, nelle cantine dell'antico palazzo podestarile, villa Pierangeli. Qui furono depredati di ogni avere dai soldati, che li accusarono di essere tutti partigiani.

• Le esecuzioni a villa Pierangeli

  Don Torello cercò di intervenire in favore dei suoi compaesani, ma non fu ascoltato. Dopo poco gli uomini furono messi in fila e portati uno alla volta in stanza attigua, dove furono uccisi con un colpo di pistola alla nuca. A un certo punto delle esecuzioni, i soldati si fermarono per interrogare i superstiti: in cambio della vita i prigionieri dovevano rivelare informazioni sui partigiani. Sei di loro accettarono di parlare e, dopo l’uccisione degli altri civili, vennero accompagnati a Monte San Savino presso la sede della Feldgendarmerie dove furono interrogati e più tardi trasferiti a un campo di raccolta per lavoratori coatti.

  In totale furono uccisi a San Pancrazio secondo l’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia 58 uomini, la maggior parte di loro nelle cantine di villa Pierangeli, altri nelle case durante la perquisizione. Altri uccisi nelle campagne intorno al paese durante il rastrellamento sono compresi nelle cifre di Gebbia (v. Cornia).