Walter Reder in divisa da SS. Era il comandante del 16° battaglione esplorante corazzato SS: gli uomini alle sue dipendenze si resero responsabili di numerosi stragi, tra qui quella di Bardine, Vinca e Monte Sole. © BArch, R 9361-III/159357

Walter Reder

* " 4 febbraio 1915" – Freiwaldau, Sudeti (oggi Jeseník, Repubblica Ceca)
† "26 aprile 1991" – Vienna

Cresciuto negli ambienti völkisch-pangermanisti austriaci, dopo l’adesione al partito nazista illegale Reder fugge in Germania. Qui inizia la sua formazione presso le SS di Dachau, dove conosce Max Simon. Inquadrato nelle divisioni Totenkopf, dove riveste anche ruoli di comando, combatte sul fronte occidentale e orientale. Nel 1943 viene gravemente ferito presso Char′kov e subisce l’amputazione dell’avambraccio sinistro. Decorato e promosso al grado di SS-Sturmbannführer (ovvero maggiore nell’esercito regolare), Reder non accetta di essere spostato a mansioni di ufficio ma anzi, chiede a Simon un ruolo di comando: gli viene assegnata così la guida del reparto esplorante della divisione "Reichsführer-SS". 
Nell’estate e autunno del 1944 la sua unità è impiegata nella "lotta alle bande" partigiane, nel cui quadro opera azioni violente contro la popolazione civile: a Bardine San Terenzo, Valla e Vinca e poi a Monte Sole.
Dopo la guerra viene prima imprigionato in Carinzia e poi nel 1948 estradato in Italia dalle autorità britanniche, in attesa di giudizio. Il 31 ottobre 1951 viene condannato all’ergastolo dal Tribunale militare di Bologna. Detenuto a Gaeta per 30 anni, diviene per l’opinione pubblica italiana il simbolo della violenza dell’occupazione tedesca, mentre per l’Austria e la Germania federale assume il carattere di un martire, un "ostaggio dei comunisti", l'"ultimo prigioniero di guerra" tedesco in Italia.
Rilasciato nel 1985, la sua accoglienza in aeroporto da parte del ministro della Difesa apre una crisi nel governo austriaco. Negli anni successivi Reder partecipa ai raduni dei reduci SS, ritrattando la dichiarazione di pentimento alla comunità di vittime di Marzabotto.

Nazionalità
austriaca
Formazione
Hitlerjugend
37. SS-Standarte
Legione austriaca
Totenkopfverbände – KZ Dachau
Tipologia
Waffen-SS
Iscrizione alla NSDAP
1935
Forza armata
Waffen-SS
Unità
3. SS-Panzerdivision "Totenkopf"
16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS"
Periodo di attività
1934-1945
SS-Sturmbannführer
Campagne nella seconda guerra mondiale
Anschluss
Occupazione della Cecoslovacchia
Campagna di Polonia
Campagna di Francia
Operazione Barbarossa
Fronte orientale
Occupazione dell’Italia (1944-1945)
Dopoguerra

1945: arresto in Austria
1948: estradizione in Italia
1951: processo presso il Tribunale militare di Bologna
1951-1985: condanna all’ergastolo e detenzione nel carcere militare di Gaeta
1985: scarcerazione anticipata

Formazione ed esperienza in guerra

Dopo l’amputazione dell’avambraccio, Reder, come molti militari reduci da un’intensa esperienza di guerra, preferì non allontanarsi dal fronte. Si mise a disposizione di Max Simon, che aveva assunto la guida della 16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS" e chiese di ottenere un comando.
Campo sportivo di Oradea (Romania), 20 aprile 1944. Walter Reder, comandante del reparto esplorante della 16a divisione SS, si congratula con i militari che sono stati appena decorati dal comandante di divisione. Reder porta sull’uniforme le mostrine della divisione Totenkopf. © Archivio Priv. Nils Olger, Vienna

Coinvolgimento nelle stragi di civili

In una pausa dei combattimenti nella Maremma Pisana intorno a Castellina Marittima nel luglio 1944, Walter Reder si intrattiene nella corte di una casa colonica con alcuni dei soldati che ha appena decorato. © Archivio Priv. Nils Olger, Vienna

Nel dopoguerra

Per l’opinione pubblica italiana Reder rappresentava un simbolo vivente dell’occupazione e dei crimini di guerra. Nella Repubblica federale tedesca e in Austria, però, la percezione era radicalmente diversa: Walter Reder era descritto come un martire, un "capro espiatorio", un "sepolto vivo", un "ostaggio dei comunisti italiani".
Il 24 gennaio 1985, al termine di estenuanti trattative, Reder fu rilasciato e trasferito in Austria. All’aeroporto fu accolto dall’allora ministro della Difesa austriaco Frischenschlager, che gli strinse la mano. Quel gesto scatenò una crisi all’interno della coalizione di governo austriaca tra la SPÖ e la FPÖ.

Fonti

Le principali fonti per la ricostruzione della biografia militare e delle vicende personali di Walter Reder fino al 1945 sono i fascicoli personali conservati al Bundesarchiv a Berlino (R 9361-III/159357, R 9361-III/549431). Sul suo ferimento vedi anche la scheda conservata a Berlino presso la sezione PA del Bundesarchiv (ex Deutsche Dienststelle WASt).
Tutte le carte relative alle sue vicende giudiziarie in Italia sono conservate presso il Tribunale militare di Roma. La corrispondenza dell’avvocato Claus-Joachim von Heydebreck, fitta soprattutto per gli anni Cinquanta, è conservata presso l’archivio della Konrad-Adenauer-Stiftung di Sankt Augustin presso Bonn. 
Negli archivi tedeschi e austriaci hanno avuto luogo finora solo sondaggi, vedi gli studi di Joachim Staron e Felix Bohr. Barbara Tóth nella sua tesi magistrale elenca i seguenti archivi in Austria: Oberösterreichisches Landesarchiv: Akt IKD (Stb) 431650 (Staatsbürgerschaftsakt Walter Reder), Akt SH 2872 (1974) (Sozialversicherungsakt Walter Reder); Stiftung Bruno Kreisky Archiv (STBKA): Prominentenkorrespondenz Walter Reder; Archiv der österreichischen Gesellschaft für Zeitgeschichte: Aktenmappe Frischenschlager-Reder. Depot Sepp Wille 186; Altes Archiv der voestalpine Stahl GmbH, Unterlagen Stefan Schachermeyr. La sua ricerca però può essere considerata solo come parziale. A nostra conoscenza, un’indagine negli archivi istituzionali italiani (Presidenza della Repubblica, Palazzo Chigi e nei dicasteri interessati: Esteri, Interni, Giustizia, Difesa) non è mai stata condotta.
I principali eventi legati alle vicende giuridiche e personali di Walter Reder, il suo processo, la sua lunga detenzione, la richiesta di grazia, la scarcerazione, il rientro e le polemiche fino alla sua morte e al funerale di Gmunden sono stati ampiamente trattati dagli organi di stampa nazionali e internazionali. Enzo Biagi ha condotto importanti interviste, poi più volte riprese e oggi in parte reperibili in rete.
Il regista e artista austriaco Nils Olger, autore del film “Eine eiserne Kassette” (2018), conserva numerose fotografie ereditate dal nonno, ufficiale medico del reparto esplorante, che riprendono Walter Reder e i suoi uomini in Ungheria e in Italia nel 1944. Le immagini del processo di Bologna del 1951 sono conservate in diversi fondi presso la Cineteca di Bologna.

Bibliografia

Felix Bohr, Die Kriegsverbrecher Lobby. Bundesdeutsche Hilfe für im Ausland inhaftierte NS-Täter, Berlino, Suhrkamp, 2018.

Carlo Gentile, I crimini di guerra tedeschi in Italia, 1943-1945, Torino, Einaudi, 2015, p. 313-317.

Christian Ortner, Am Beispiel Walter Reder. Die SS-Verbrechen in Marzabotto und ihre „Bewältigung“, Vienna, Dokumentationsarchiv des Österreichischen Widerstandes, [s.d., ma 1985].

Christian Reder, Deformierte Bürgerlichkeit, Vienna/Berlino, Mandelbaum Verlag, 2016, pp. 278-290.

Barbara Tóth, Der Handschlag. Die Affäre Frischenschlager-Reder, con una postfazione di Friedhelm Frischenschlager, Innsbruck, Studien-Verlag, 2017 [il testo di Tóth contiene un'ampia bibliografia in lingua tedesca].

Autore 

Autore: Carlo Gentile

© Progetto "Le stragi nell’Italia occupata (1943-1945) nella memoria dei loro autori".

2023

Testo: CC BY NC SA 4.0

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