La Reichskriegsflagge, la bandiera di guerra della Germania nazista e la bandiera del Regno d’Italia esposte una accanto all’altra sul tetto di Villa Wolkonsky, sede dell’ambasciata tedesca a Roma nell’estate 1943 (part.) © Bundesarchiv, N 1603 Bild-282 / Horst Grund

La fine di un'alleanza

Momento cruciale della storia dell’Italia moderna, l'estate del 1943 segna l'inizio del lungo e tortuoso percorso del paese dal fascismo alla democrazia. Sono i giorni in cui culmina la grave crisi militare, politica, economica, sociale e morale del regime fascista e della monarchia. Si tratta di un periodo denso di eventi e di drammatici cambiamenti in cui si completa il processo di distanziamento tra Italia e Germania, segnato dall'erosione dell'alleanza militare e politica tra le due dittature durante gli anni della guerra comune. 
Se l’illusione di una guerra breve e facile era ormai svanita da tempo, gli insuccessi sui vari fronti di guerra fecero crescere l’ostilità alla guerra in gran parte del popolo italiano, esercito compreso. 
Il crollo del fronte italiano in Russia nel gennaio 1943, la resa delle forze dell’Asse in Tunisia nel maggio e lo sbarco alleato in Sicilia il 10 luglio aggravarono la crisi politica del regime fascista, che raggiunse il suo apice con l'arresto di Benito Mussolini il 25 luglio e la sua sostituzione con l’anziano maresciallo Pietro Badoglio. 

Nei 45 giorni tra la deposizione di Mussolini e l’annuncio dell’armistizio la sera dell'8 settembre, il governo italiano si trovò ad affrontare un difficile compito: gestire sul fronte interno il crollo del fascismo e proseguire la guerra al fianco della Germania. Anche la dura repressione interna, anziché favorire l’unità nazionale, rafforzò le divisioni della società italiana. 
La politica badogliana fu in effetti caratterizzata da molte ambiguità: nei confronti dell’alleato tedesco, avanzò richieste di rinforzi e assicurazioni della propria fedeltà all’Asse; nei confronti degli angloamericani, diede segnali contraddittori sulle proprie intenzioni. Infine, nei confronti dei partiti democratici e antifascisti che spingevano per ribaltare il tavolo delle alleanze e porre fine senza indugio alla guerra, tergiversò senza assumere una posizione chiara.

Alcuni civili italiani guardano passare le truppe tedesche nell'estate 1943, probabilmente a Parma o a Reggio Emilia © US NARA, KB-Rottensteiner-047

Cronologia del cambiamento

L'estate del 1943 si apre con un aumento dei bombardamenti alleati sulla penisola italiana. La guerra che l’Italia e la Germania hanno portato in Europa e in Africa raggiunge il territorio nazionale infierendo ferite pesanti al suo patrimonio artistico e urbano. A parte le grandi città industriali e i porti, già da tempo nell’obiettivo dell’aviazione avversaria, vengono colpite anche molte città d’arte, travolgendo monumenti, chiese e popolazione.
Il regime fascista viene percepito dal popolo italiano come fallimentare, corrotto e non in grado di difendere gli interessi del Paese. Di fronte alle sconfitte militari e alle perdite sui diversi fronti, alle distruzioni, all’impoverimento della società italiana in generale – ad esclusione di un piccolo gruppo di gerarchi e cosiddetti “approfittatori di guerra” –, è in particolare l’alleanza tra Germania e Italia ad essere vista come il maggiore impedimento alla pace. La propaganda degli Alleati alimenta l’astio nei confronti dei tedeschi che nel corso del 1943 cresce sempre di più.
Questo periodo, caratterizzato da confusione, violenza e distruzioni, ha un profondo impatto sulla società italiana, trasformando in modo drammatico e duraturo i rapporti tra il popolo italiano e la Germania. Da poche migliaia di uomini, già presenti in Italia in precedenza, il numero di reparti in armi della Wehrmacht e delle SS stanziati nella penisola sale vertiginosamente dopo il 25 luglio. Dopo l’8 settembre, l’Italia diventa un teatro di guerra su cui centinaia di migliaia di soldati in uniforme tedesca combattono fino al 2 maggio 1945. 
I fotografi delle PK al loro seguito diventano i cronisti visivi dei profondi e drammatici cambiamenti che avvengono in questo breve lasso di tempo.

Soldati fotoreporter: le Propagandakompanien

Il nazionalsocialismo riconobbe molto presto l’importanza della propaganda per creare consenso e agevolare la sua ascesa. Dopo la presa del potere si avvalse dei nuovi mezzi tecnologici con grande abilità: in particolare la radio, il cinema e la fotografia.
La fotografia vantava lunghe tradizioni in Germania: negli anni Venti si era qui sviluppata una forma molto moderna di giornalismo fotografico. Nel periodo di Weimar, la giovane repubblica fu uno dei pricipali centri europei di attività fotografica anche sul piano della sperimentazione artistica. Con l’avvento del nazismo gran parte delle avanguardie artistiche del paese furono costrette a emigrare. 
Durante il regime, la qualità della fotografia peggiorò notevolmente: in parte furono ripristinati vecchi canoni estetici della fotografia artistica del tardo Ottocento. Inoltre, il nuovo ministro della propaganda, Joseph Goebbels, esercitò un controllo diretto e molto stretto su tutti gli ambiti della produzione artistica in Germania, dedicando particolare attenzione anche alla fotografia. 

In preparazione della guerra, nel 1938, fu stipulato un accordo tra il ministero di Goebbels e i vertici della Wehrmacht che prevedeva la costituzione di compagnie di propaganda militarizzate (Propaganda-Kompanien, abbreviato PK), utilizzando in larga parte personale specializzato proveniente da diverse aree del giornalismo, arte e cinema. 
Le compagnie, composte da giornalisti, pittori, cameramen e fotografi, operarono su tutti i fronti di guerra. Molti aspetti delle loro attività sono ancora poco conosciuti. Da un lato le PK si rivolgevano alle proprie truppe attraverso giornali, libri, trasmissioni radiofoniche, spettacoli teatrali, cinematografici e varietà; dall'altro, raccoglievano e producevano materiale da utilizzare a fini propagandistici attraverso la stampa di regime. I principali destinatari di questo lavoro erano giornali e riviste, come ad esempio il noto periodico "Signal", stampato in diverse lingue, e i cinegiornali di attualità come la "Deutsche Wochenschau", che venivano diffusi in tutti i paesi occupati.

  • Fotografo delle PK presso una postazione della contraerea a Messina © BArch, N 1603 Bild-228 / Horst Grund
  • Fotografi (tra cui Horst Grund) e cineoperatori delle PK presso una postazione della contraerea a Messina © BArch, N 1603 Bild-258
  • il fotografo e redattore Horst Grund al lavoro in Sicilia © BArch, N 1603 Bild-244
  • Nella base aerea di Comiso un ufficiale corrispondente di guerra di fronte a un edificio in cui ha sede un comando. Nella sua mano sinistra tiene una macchina fotografica © BArch, Bild 101I-418-1845-19A / Wahner

Gli archivi fotografici

Le fotografie che qui mostriamo provengono da due archivi: il Bildarchiv del Bundesarchiv che ha sede a Coblenza, nell’ovest della Germania, accessibile in parte in rete tramite il suo database. Queste immagini sono già state studiate, una parte di esse è stata pubblicata a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. 
Tra le immagini conservate nei suoi fondi, per motivi legati in parte all’interesse propagandistico della Germania nazista, in parte alle circostanze della conservazione dei fondi (solo circa un terzo dei materiali originali è sopravvissuta alle vicende belliche), quelle legate agli eventi dell’estate 1943 sono particolarmente numerose. Gli archivi di Coblenza conservano soprattutto immagini provenienti dalle PK al seguito delle formazioni militari dell’esercito e dell’aviazione, mentre quelle dei fotografi assegnati a unità della marina e delle Waffen-SS sono meno numerose.

Il secondo gruppo proviene dai National Archives degli Stati Uniti. Si tratta di “prede belliche”: un gruppo di negativi di fotoreporter che accompagnarono reparti di SS in operazione, poi sequestrato da soldati alleati. Una parte di queste immagini è stata digitalizzata e pubblicata online, dove sono accessibili organizzate sotto il nome del fotografo. Tre gruppi di immagini hanno riferimento immediato all’Italia: le foto attribuite a Ferdinand Rottensteiner, quelle attribute a Wolfgang Wiesebach e una parte di quelle scattate da Hermann Grönert. Le prime due sono legate cronologicamente agli eventi dell’estate 1943, quelle di Grönert sono più tarde e risalgono ai primi mesi del 1944 e ai combattimenti intorno alla testa di sbarco di Anzio.  

Bibliografia

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Estate 1943: da alleati a nemici

Testi: Carlo Gentile
Ricerca iconografica: Carlo Gentile, Elena Pirazzoli
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